Sottospazio vettoriale

Tre sottospazi distinti di dimensione 2 in R 3 {\displaystyle \mathbb {R} ^{3}} . Due di questi si intersecano in un sottospazio di dimensione 1 (evidenziato in blu).

In matematica, e in particolare in algebra lineare, un sottospazio vettoriale è un sottoinsieme di uno spazio vettoriale, avente proprietà tali da farne a sua volta un altro spazio vettoriale. Esempi di sottospazi vettoriali sono le rette ed i piani nello spazio euclideo tridimensionale passanti per l'origine.

Definizione

Sia K {\displaystyle K} un campo, sia V {\displaystyle V} uno spazio vettoriale su K {\displaystyle K} e sia W {\displaystyle W} un sottoinsieme non vuoto di V {\displaystyle V} . L'insieme W {\displaystyle W} è un sottospazio vettoriale di V {\displaystyle V} se è uno spazio vettoriale su K {\displaystyle K} con le operazioni di somma e moltiplicazione di V {\displaystyle V} ristrette a W {\displaystyle W} ,[1] questo vuol dire, tra le altre cose, che le immagini di tali operazioni ristrette sono contenute in W {\displaystyle W} .

Si dimostra che il sottoinsieme non vuoto W {\displaystyle W} è un sottospazio vettoriale se e solo se valgono le seguenti proprietà:[2]

  • Se u {\displaystyle \mathbf {u} } e v {\displaystyle \mathbf {v} } sono elementi di W {\displaystyle W} , allora anche la loro somma u + v {\displaystyle \mathbf {u} +\mathbf {v} } è un elemento di W {\displaystyle W} .
  • Se u {\displaystyle \mathbf {u} } è un elemento di W {\displaystyle W} e λ {\displaystyle \lambda } è uno scalare in K {\displaystyle K} , allora il prodotto λ u {\displaystyle \lambda \mathbf {u} } è un elemento di W {\displaystyle W} .

Queste due condizioni sono equivalenti alla seguente: se u {\displaystyle \mathbf {u} } e v {\displaystyle \mathbf {v} } sono elementi di W {\displaystyle W} , λ {\displaystyle \lambda } e μ {\displaystyle \mu } sono elementi di K {\displaystyle K} , allora λ u + μ v {\displaystyle \lambda \mathbf {u} +\mu \mathbf {v} } è un elemento di W {\displaystyle W} .[3]

Dalla definizione segue che per ogni spazio vettoriale V {\displaystyle V} gli insiemi { 0 } {\displaystyle \{\mathbf {0} \}} e V {\displaystyle V} sono suoi sottospazi vettoriali, detti sottospazi impropri o banali. Richiedere l'appartenenza del vettore nullo al sottoinsieme nella definizione non è necessario (anche se alcuni autori lo esplicitano nella definizione) in quanto si dimostra che il vettore nullo appartiene a ogni sottospazio vettoriale. Infatti, per ogni v W {\displaystyle \mathbf {v} \in W} il vettore:

0 v = 0 {\displaystyle 0\mathbf {v} =\mathbf {0} }

appartiene a W {\displaystyle W} grazie alla chiusura dell'insieme rispetto al prodotto per scalare. Tuttavia spesso verificare l'appartenenza del vettore nullo al sottoinsieme è un modo semplice per verificare che il sottoinsieme W {\displaystyle W} sia non vuoto (che invece è una condizione necessaria per avere un sottospazio).

Inoltre, si prova facilmente che il sottospazio di un sottospazio di uno spazio V {\displaystyle V} è sottospazio di V {\displaystyle V} stesso.

Queste proprietà garantiscono che le operazioni di somma e di prodotto per scalare di V {\displaystyle V} siano ben definite anche quando sono ristrette a W {\displaystyle W} . A questo punto, gli otto assiomi di spazio vettoriale, che erano garantiti per V {\displaystyle V} , valgono anche per W {\displaystyle W} , e quindi anche W {\displaystyle W} è uno spazio vettoriale.

Esempi

Molti esempi di spazi vettoriali si costruiscono come sottospazi di spazi vettoriali standard, quali K n {\displaystyle K^{n}} , le matrici m × n {\displaystyle m\times n} , o i polinomi a coefficienti in K {\displaystyle K} .

  • Si consideri lo spazio vettoriale reale R 2 {\displaystyle \mathbb {R} ^{2}} dotato di operazioni somma di vettori e prodotto di uno scalare per un vettore. L'insieme costituito dal solo elemento ( 0 , 0 ) {\displaystyle (0,0)} è un sottinsieme di R 2 {\displaystyle \mathbb {R} ^{2}} . Si verifica che l'insieme contenente solo ( 0 , 0 ) {\displaystyle (0,0)} è un sottospazio di R 2 {\displaystyle \mathbb {R} ^{2}} poiché ( 0 , 0 ) + ( 0 , 0 ) = ( 0 , 0 ) {\displaystyle (0,0)+(0,0)=(0,0)} elemento del sottospazio, e il prodotto di uno scalare λ R {\displaystyle \lambda \in \mathbb {R} } per ( 0 , 0 ) {\displaystyle (0,0)} dà come risultato sempre ( 0 , 0 ) . {\displaystyle (0,0).} Più in generale il sottoinsieme di uno spazio vettoriale contenente il solo elemento neutro dello spazio vettoriale è un sottospazio vettoriale detto sottospazio banale.
  • Una retta o un piano passanti per l'origine sono sottospazi di R 3 {\displaystyle \mathbb {R} ^{3}} .
  • Le soluzioni di un sistema lineare omogeneo a coefficienti in K {\displaystyle K} e in n {\displaystyle n} variabili sono un sottospazio vettoriale di K n {\displaystyle K^{n}} .
  • Sia V {\displaystyle V} lo spazio delle matrici quadrate n × n {\displaystyle n\times n} reali, con operazioni somma tra matrici e prodotto scalare per matrice. Allora l'insieme delle matrici diagonali è un sottospazio di V , {\displaystyle V,} siccome è non vuoto, la somma di due matrici diagonali è una matrice diagonale, e il prodotto di uno scalare per una matrice diagonale è una matrice diagonale.
  • Analogamente le matrici simmetriche e le matrici antisimmetriche formano due sottospazi dello spazio delle matrici quadrate n × n {\displaystyle n\times n} .
  • Il nucleo e l'immagine di una applicazione lineare f : V W {\displaystyle f\colon V\to W} sono sottospazi rispettivamente di V {\displaystyle V} e di W {\displaystyle W} .
  • I polinomi di gradi al più k {\displaystyle k} sono un sottospazio dello spazio K [ x ] {\displaystyle K[x]} dei polinomi a coefficienti in K {\displaystyle K} con variabile x {\displaystyle x} .
  • Se X {\displaystyle X} è un insieme ed x {\displaystyle x} un punto di X {\displaystyle X} , le funzioni da X {\displaystyle X} in K {\displaystyle K} che si annullano in x {\displaystyle x} (cioè le f {\displaystyle f} tali che f ( x ) = 0 {\displaystyle f(x)=0} ) costituiscono un sottospazio dello spazio di tutte le funzioni da X {\displaystyle X} in K {\displaystyle K} . Inoltre le funzioni da X {\displaystyle X} in K {\displaystyle K} che si annullano sia in x {\displaystyle x} che in un secondo punto y X {\displaystyle y\in X} costituiscono un sottospazio del precedente.
  • L'insieme delle funzioni continue C ( R , R ) {\displaystyle C(\mathbb {R} ,\mathbb {R} )} da R {\displaystyle \mathbb {R} } in R {\displaystyle \mathbb {R} } fornisce un sottospazio delle funzioni da R {\displaystyle \mathbb {R} } in R {\displaystyle \mathbb {R} } , e l'insieme delle funzioni derivabili ne costituisce un sottospazio.

Operazioni nei sottospazi

L'intersezione U W {\displaystyle U\cap W} di due sottospazi U {\displaystyle U} e W {\displaystyle W} di V {\displaystyle V} è ancora un sottospazio. Ad esempio, l'intersezione di due piani distinti in R 3 {\displaystyle \mathbb {R} ^{3}} passanti per l'origine è una retta, sempre passante per l'origine.

L'unione U W {\displaystyle U\cup W} invece non è in generale un sottospazio, ed è un sottospazio se e solo se U W {\displaystyle U\subseteq W} oppure W U {\displaystyle W\subseteq U} . Una composizione di due sottospazi U {\displaystyle U} e W {\displaystyle W} che fornisce un nuovo sottospazio è la cosiddetta somma U + W {\displaystyle U+W} , definita come l'insieme di tutti i vettori che sono somma u + w {\displaystyle \mathbf {u} +\mathbf {w} } dei vettori u U {\displaystyle \mathbf {u} \in U} e w W {\displaystyle \mathbf {w} \in W} . Ad esempio, la somma di due rette distinte (sempre passanti per l'origine) in R 3 {\displaystyle \mathbb {R} ^{3}} è il piano che le contiene.

La formula di Grassmann mette in relazione le dimensioni dei quattro spazi U {\displaystyle U} , W {\displaystyle W} , U W {\displaystyle U\cap W} e U + W {\displaystyle U+W} .

L'ortogonale W {\displaystyle W^{\perp }} di uno sottospazio vettoriale W {\displaystyle W} di uno spazio V {\displaystyle V} su cui sia definita una forma bilineare ϕ {\displaystyle \phi } è l'insieme dei vettori v {\displaystyle \mathbf {v} } tali che ϕ ( v , w ) = 0 {\displaystyle \phi (\mathbf {v} ,\mathbf {w} )=0} per ogni w V {\displaystyle \mathbf {w} \in V} .

Quoziente di uno spazio vettoriale

Lo stesso argomento in dettaglio: Spazio vettoriale quoziente.

Se W {\displaystyle W} è un sottospazio vettoriale di V {\displaystyle V} , si può costruire il gruppo quoziente V / W {\displaystyle V/W} e munirlo a sua volta di una naturale struttura di spazio vettoriale.

Con precisione, si definisce la relazione di equivalenza v w {\displaystyle \mathbf {v} \sim \mathbf {w} } se e solo se v w W {\displaystyle \mathbf {v} -\mathbf {w} \in W} . Una singola classe di equivalenza è spesso denotata come v + W {\displaystyle \mathbf {v} +W} . Somma e moltiplicazione per scalari sono definiti mediante:

( v + W ) + ( w + W ) = ( v + w ) + W {\displaystyle (\mathbf {v} +W)+(\mathbf {w} +W)=(\mathbf {v} +\mathbf {w} )+W}
λ ( v + W ) = ( λ v ) + W {\displaystyle \lambda (\mathbf {v} +W)=(\lambda \mathbf {v} )+W}

Note

  1. ^ Hoffman, Kunze, Pag. 34.
  2. ^ S. Lang, Pag. 38.
  3. ^ Hoffman, Kunze, Pag. 35.

Bibliografia

  • (EN) Kenneth Hoffman, Ray Kunze, Linear Algebra, 2ª ed., Englewood Cliffs, New Jersey, Prentice - Hall, inc., 1971, ISBN 0-13-536821-9.
  • Serge Lang, Algebra lineare, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, ISBN 88-339-5035-2.
  • (EN) Aigner, M. Combinatorial Theory. New York: Springer-Verlag, 1979.
  • (EN) Exton, H. q-Hypergeometric Functions and Applications. New York: Halstead Press, 1983.
  • (EN) Finch, S. R. "Lengyel's Constant." Mathematical Constants. Cambridge, England: Cambridge University Press, pp. 316-321, 2003.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • (EN) Eric W. Weisstein, Sottospazio vettoriale, su MathWorld, Wolfram Research. Modifica su Wikidata
  • (EN) Vector subspace, in PlanetMath.
  • (EN) MIT Linear Algebra Lecture on the Four Fundamental Subspaces Archiviato il 19 aprile 2010 in Internet Archive. at Google Video, from MIT OpenCourseWare
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